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Villa Pera a Gaiarine (TV)

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Facciata principale di Villa Pera Gaiarine TV
Il parco secolare di Villa Pera, Gaiarine (TV).

Incastonata nel cuore storico di Gaiarine, a pochi passi dallo svettante campanile neogotico della Chiesa di San Tomaso di Canterbury, Villa Pera è un complesso architettonico signorile della seconda metà del Seicento avvolto da un lussureggiante parco secolare. Ai lati dell’ingresso principale, due maestosi tigli sovrastano le candide statue settecentesche di Ercole e Deianira, poste a coronamento dei pilastri bugnati ai quali è incardinato un sinuoso cancello di ferro.

Le Ville Venete a Gaiarine

Rivolto a nord ovest, quest’ultimo si affaccia sulla rotonda in cui convergono le strade dirette a Sacile, a Conegliano e a Oderzo. Entrando in paese provenendo da Conegliano, troveremo alla nostra destra il lato nord di Villa Porcia, Cavarzerani, proprietà nobiliare settecentesca incorniciata da un sontuoso giardino alberato.

Procedendo in direzione del centro urbano, alla nostra sinistra lo sguardo si posa su Villa Cappellari della Colomba, anch’essa del XVIII secolo. Poco più avanti, rivolto su Piazza Vittorio Emanuele II, si staglia il fronte principale di Villa Cicogna, Borlini, attuale sede municipale costituita da un corpo padronale a tre piani a cui si affiancano due barchesse porticate simmetriche. Il vasto parco che in origine circondava la villa è stato sostituito dal piazzale lastricato di sampietrini che possiamo ammirare oggi, al centro del quale si innalza il monumento ai caduti della Grande Guerra concluso da un’aquila di ferro dalle ali spiegate.

Origine delle Ville Venete: l’espansione veneziana in terraferma

L’antico detto “Coltivar el mar e assar star la tera” riflette l’atteggiamento isolazionista che la Repubblica di Venezia mantenne per secoli a partire dalla fondazione della città, fino a quando, il 17 aprile 1345, a seguito di grandi dibattiti e discussioni interne, il Maggior Consiglio decise di abrogare la legge che vietava ai cittadini veneziani di acquistare terreni in terraferma.

Il patriziato veneziano cominciò a investire ingenti capitali nelle campagne dell’entroterra veneto, proseguendo l’opera di bonifica avviata dai monaci benedettini. Nuove colture e tecniche all’avanguardia furono introdotte nell’ambito di una rivoluzione agraria che gravitava intorno alla Villa, punto focale del possedimento fondiario nel quale la maestosità del corpo padronale si coniugava con la funzionalità dei fabbricati legati all’amministrazione della tenuta. La Repubblica di Venezia aveva inoltre sviluppato un fiorente sistema proto industriale basato sulla gelsicoltura e la bachicoltura per la produzione di seta.

L’estensione in terraferma della Repubblica di Venezia avvenne anche tramite una serie di campagne militari. Significativa fu a tal proposito la conquista veneziana del Friuli, che nel 1420 pose fine al Patriarcato di Aquileia.

Con la scoperta dell’America e il conseguente spostamento dell’asse commerciale dal Mediterraneo all’Oceano Atlantico, divenne cruciale per la Repubblica di Venezia espandere i propri domini in terraferma per difendere i propri interessi economici e per consolidare la propria posizione strategica in un contesto di rapida evoluzione geopolitica.

Al 1501 risale la creazione del Magistrato delle acque, incaricato della tutela dei bacini idrici della laguna veneta. Nel 1763 fu istituita all’Università Padova la prima cattedra di agraria, ricoperta dal botanico e agronomo Pietro Arduino (Caprino Veronese, 18 luglio 1728 – Padova, 13 aprile 1805).

La famiglia Riello Pera

Antiche documentazioni attestano che i Pera, probabilmente mercanti veneziani, erano presenti nella seconda metà del XV secolo a Costantinopoli, dove possedevano un fondaco. Nel 1453, con la riconquista di Istanbul da parte di Maometto II, due membri della famiglia, zio e nipote, lasciarono il quartiere denominato Pera per fare ritorno in patria.

Da Istanbul a Portobuffolè

La provenienza della famiglia Pera trova conferma, oltre che nell’omonimo distretto del Corno d’Oro, anche nel Pera Palace Hotel di Istanbul, divenuto celebre per essere il luogo in cui Agatha Christie scrisse “Assassinio sull’Orient Express”. I capitali accumulati con le attività commerciali furono inizialmente investiti a Portobuffolé. Nel 1570, dopo che un sacerdote dei Pera aveva vinto la parrocchia di Gaiarine, la famiglia iniziò a trasferirsi in queste zone, approfittando di una svendita di terreni della Repubblica di Venezia.

Le residenze della famiglia Pera a Gaiarine e a Pordenone

Attribuita a Nicola Pera con il progetto architettonico dell’agrimensore Stefano Segato, la dimora patrizia aveva la funzione di abitazione padronale e “mezà” per seguire l’attività agricola. Durante l’inverno, la famiglia abitava a Palazzo Pera a Pordenone. Situata in Corso Garibaldi di fronte a Palazzo Loredan-Porcia, la residenza fu poi venduta dopo la prima guerra mondiale.

Essendo l’ultima discendente della famiglia, la nonna dell’attuale proprietario Camillo Riello Pera ottenne che il proprio cognome fosse aggiunto a quello del marito, un Riello da Padova.

Con la fine della mezzadria negli anni Settanta del Novecento, la villa ha perso la sua funzione economico agricola ma conserva ancora attrezzature e cantine con relative botti e accessori per la vinificazione.

Al 2001 risale l’inizio dei lavori di restauro della villa e degli annessi rustici, eseguiti nel rispetto dell’autenticità storica del complesso architettonico e dell’apparato decorativo.

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Villa Pera a Gaiarine (TV).

Il parco di Villa Pera

Il parco di Villa Pera a Gaiarine TV
Giardino all’inglese di Villa Pera con alberi secolari e statue settecentesche.

Con un’estensione superiore a un ettaro e mezzo, il parco secolare di Villa Pera rappresenta lo scenario ideale per svolgere eventi memorabili in un’atmosfera fiabesca e immersa nel verde in cui il tempo pare essersi fermato.

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Il parco di Villa Pera a Gaiarine (TV).

Adornata da antiche fontane e vasche d’acqua zampillanti, il radioso giardino all’inglese è costellato di tigli, cedri, tassi, aceri campestri, noccioli, magnolie, gelsi, sgargianti specie floreali come rose, lantane e oleandri nonché piante ornamentali come l’alloro, il lauro, l’agrifoglio e l’acanto.

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Vasca d’acqua zampillante nel parco secolare di Villa Pera.

In prossimità dell’entrata principale della villa, si rimane colpiti da uno stupendo Liriodendron tulipifera, conosciuto anche come albero dei tulipani per la bellezza dei suoi fiori a calice profumati, distinti da una delicata tonalità giallo-verde. Accanto a esso, una splendida Lagerstroemia incanta nel mese di agosto con i suoi rigogliosi fiori a grappolo.

L’area più appartata del parco, in cui si trova la piscina, è perfetta per allestire buffet, cocktail, taglio della torta e qualsiasi altro tipo di evento desideriate. Gli spazi all’aperto, ampi e ben curati, possono accogliere fino a trecento ospiti, con la possibilità di organizzare eventi gastronomici e culturali, esibizioni teatrali, festival e rievocazioni storiche.

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Giardino con piscina a Villa Pera, Gaiarine (TV).

Architettura di Villa Pera

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Cortile interno di Villa Pera, Gaiarine (TV).

La proprietà nobiliare è costituita da un corpo padronale a tre piani, la cui costruzione ebbe inizio nel 1670, intorno al quale si articolano a spirale gli annessi impiegati per la lavorazione e l’immagazzinamento dei prodotti agricoli.

Verticalmente tripartita, la facciata rivolta a nord ovest è ornata da due statue in pietra bianca tenera del XVIII secolo simboleggianti l’estate e l’inverno. Conclusa da un frontone triangolare, la parte mediana del prospetto è ingentilita al primo piano da un elegante poggiolo.

Culminante con una chiusura ad arco, la facciata principale reca al piano nobile, in posizione centrale, un terrazzino coronato da un timpano triangolare. Quest’ultimo è sormontato dallo stemma della famiglia Pera raffigurante un leone e un albero di pere. Al di sopra del blasone campeggia un orologio astronomico a lato del quale, in basso a destra, è riportata la locuzione latina: “gutta cavat lapidem” ovvero “la goccia scava la pietra”.

La distribuzione degli ambienti nel nucleo residenziale rispecchia il classico schema del palazzo veneziano, con salone passante e quattro stanze laterali. Tradizionalmente, la sala di rappresentanza si articola tra la porta de tera e la porta de mar, rivolte rispettivamente verso la calle e verso il rio. Nel caso di Villa Pera, l’ingresso principale è posto di fronte a quello che si affaccia sul cortile interno.

Varcato l’ingresso a sud-ovest, si rimane colpiti dal pregiato terrazzo veneziano che impreziosisce il luminoso salone principale. Alla nostra destra troviamo gli studi. Alla nostra sinistra si apre l’area domestica con un raffinato salottino e le scale che conducono al piano nobile, in cui si trova un’elegante sala in asse con quella sottostante.

Alle pareti sono disposti quadri di origine francese e un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, San Rocco e San Sebastiano, rimosso poco dopo la fine della prima guerra mondiale da una cappella seicentesca prossima alla demolizione.

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Il cortile interno di Villa Pera a Gaiarine (TV).

Attraversato il cortile interno, ombreggiato da un alto salice tortuoso e incorniciato sul lato est da una florida pergola di vite, si accede a un’ampia sala con caminetto capace di ospitare fino a cento persone. Al di sopra della sala è situato il granaio, dalla cui posizione privilegiata, si gode nelle giornate limpide di una veduta mozzafiato del Cansiglio.

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Cortile interno di Villa Pera con salice e pergola di vite.

Impiegati per l’essiccamento e lo stoccaggio del granturco, del frumento, del tabacco e dei bachi da seta, i vasti ambienti del granaio venivano arieggiati tramite delle aperture all’altezza del pavimento e al di sopra delle finestre. All’occorrenza, i locali venivano riscaldati con dei bracieri collocati lungo le pareti. Prima che venisse installata una carrucola per il sollevamento dei carichi, i sacchi di cereali venivano trasportati in spalla dai mezzadri su una scalinata di pietra.

Lungo il lato est del complesso edilizio si estendono la cantina, con botti d’epoca in legno di castagno, e il locale di lavorazione dell’uva con soffitto in travi a vista, in grado di ospitare centocinquanta persone. L’ingresso della cantina è affiancato da una scala di legno che conduce al Museo Arti e Mestieri de ‘na Volta, appassionante itinerario espositivo che custodisce oggetti della vita contadina locale a partire dagli albori del XIX secolo.

Da sempre appartenuta alla stessa famiglia, Villa Pera è associata all’AVV(Associazione Ville Venete) all’ARVV (Associazione Regionale Ville Venete), all’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane).

Se desiderate vivere un’esperienza indimenticabile nella cornice di una spettacolare residenza signorile del XVII secolo, Villa Pera e il suo affascinante parco romantico rappresentano lo scenario ideale per celebrare eventi di grande rilievo in un contesto di raffinatezza, serenità ed eleganza fuori dal comune.

La “Festa dei giochi veci e novi” torna a Parco Frassanelle domenica 13 ottobre,

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tra antichi passatempi, tuffi nella paglia, “treasure hunt” e spettacoli per tutti

Dalle 10 al tramonto nella grande tenuta del Papafava a Rovolon nel cuore dei Colli Euganei Patrimonio Unesco

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Frassanelle R Festa dei Giochi Veci e Novi

Rovolon (PD), 11 ottobre 2024 – E’ tempo di Festa dei Giochi Veci e Novi al Parco Frassanelle, a Rovolon, nel cuore dei Colli Euganei. Un grande classico che va a rendere omaggio al piacere di giocare a tutte le età. che ogni edizione si arricchisce di nuovi giochi ed attività.

Giunto alla nona edizione, l’evento permette a grandi e piccoli di cimentarsi con una miriade di giochi e di assistere a spettacoli di vario tipo adatti ai bambini. Si potranno riscoprire i giochi di un tempo (compresi i giochi antichi in legno)perdersi dentro il labirinto di paglia e tuffarsi nella paglia,immergersi nello spettacolo di magia e in quello delle marionette, testare le proprie abilità linguistiche con la Treasure Hunt anche in lingua inglese.

Ma non solo: numerologia, passeggiate e spettacoli con i rapaci, laboratori di tessitura, rilegatura giapponese.

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Per tutto l’arco della giornata saranno attivi i punti di ristoroAzienda Agricola “Valle Madonnina”“Birrificio Monterosso”“Le Delizie di Nonna Tea” e “Ambron: crepes dolci e salate” e Fritzy e Sprizzy. 

Biglietti sul sito: www.frassanelle.it Le bellezze del parco e delle sue grotte saranno visitabili da apertura sino al tramonto. E’ possibile prenotare la visita guidata alla villa (due ore circa), alle grotte ed al parco (orario: ore 11 e ore 15) sia tramite Whatsapp (+39 331 4249860), che tramite mail (info@frassanelle.it).

Ampio parcheggio su erba gratuito a disposizione all’ingresso della tenuta.

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Parco Frassanelle IST Festa dei Giochi Parco Frassanelle


INGRESSO
Biglietti a partire da 9€ (online).
Ridotto (4 – 14 anni): da 5€ (online).

Tickets: https://it.frassanelle.com/festa-dei-giochi-veci-novi-6/

Maggiori informazionihttps://it.frassanelle.com

Protetto: Villa Maria a Pezzan di Carbonera (TV)

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Villa Zanetti a Villorba in provincia di Treviso

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Villa Zanetti a Villorba (TV).

Dove si trova Villa Zanetti?

Il complesso signorile di Villa Zanetti è ubicato lungo la Statale 13 Pontebbana, importante via di comunicazione tra Venezia e il confine austriaco.

Avvolte da giardini lussureggianti attraversati da candidi viali alberati, le numerose residenze signorili che si affacciano sul suo primo tratto, il Terraglio, storico asse viario documentato fin dal XIII secolo, sono inestimabili testimonianze della “civiltà di villa” che dalla seconda metà del Cinquecento rende il paesaggio rurale veneto unico nel suo genere.

L’espansione veneziana in terraferma: nasce la “civiltà di villa”

La scoperta del continente americano e il conseguente spostamento dell’asse commerciale nell’Oceano Atlantico, unitamente ai conflitti con l’Impero Ottomano per il controllo del Mediterraneo Orientale e del Mar Egeo, incentivarono la Repubblica di Venezia a estendere i propri domini nell’entroterra veneto tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI.

Tale espansione rispondeva, oltre che al rapido mutamento dell’orizzonte geopolitico, a esigenze legate all’approvvigionamento di derrate alimentari e alla gestione delle risorse forestali, fondamentali per la costruzione delle imbarcazioni e dei milioni di pali che costituiscono le fondamenta della città di Venezia.

Nella metà del Cinquecento, l’aristocrazia veneziana investì ingenti capitali nella terraferma, realizzando opere di bonifica e introducendo nuove colture nel contesto di una rivoluzione agraria che gravitava intorno alla villa veneta, punto focale del possedimento fondiario in cui la magnificenza del corpo padronale si coniugava con la funzionalità del fabbricati necessari alla conduzione delle attività produttive.

Nei secoli XVII e XVIII si assiste alla diffusione di insediamenti agricoli nei quali la villa veneta, pur presentando i caratteri del palazzo urbano, si discosta dal tessuto compatto inserendosi armoniosamente nella campagna che circonda le mura cittadine. Questo fenomeno caratterizza in particolare la città di Treviso, il cui intorno è costellato di edifici nobiliari recanti elementi architettonici generalmente associati all’edilizia urbana, di cui Villa Zanetti costituisce un mirabile esempio.

Le origini di Palazzo Trentin

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Foto storica di Villa Zanetti. Villorba (TV).

Le prime attestazioni cartografiche di Villa Zanetti, un tempo denominata Palazzo Trentin, risalgono al XVIII secolo. Tuttavia, la sua vicinanza all’antico borgo di Sant’Artemio, in cui si conservano tracce di edifici cinquecenteschi, avvalora l’ipotesi che la barchessa, primo nucleo edificato del complesso, risalga al secolo precedente.

Tale ipotesi trova conferma nella data 1624, osservabile sul lato nord del corpo centrale di Villa Zanetti, seguita dall’anno 1928, a testimonianza delle opere di restauro a cui fu sottoposto il complesso edilizio.

Al periodo compreso tra il 1798 e il 1805 risale l’inserimento di Palazzo Trentin nella Kriegskarte di Anton von Zach, la Carta del Ducato di Venezia. Il documento illustra un lungo viale alberato che percorreva la vasta proprietà terriera, allora comprendente l’intera superficie dell’attuale ippodromo, a ovest del corpo padronale, collegando quest’ultimo ai territori di Fontane.

Architettura di Villa Zanetti

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Prospetto di rappresentanza di Villa Zanetti a Villorba (TV).

Nel Catasto Austriaco del 1842 è riportata la planimetria del complesso edilizio con la barchessa e la dimora gentilizia. Il volume compatto e stereometrico del prospetto di rappresentanza, rivolto a est verso la Pontebbana, rispecchia nelle forme i caratteri stilistici del palazzo suburbano, esito di molteplici interventi di ristrutturazione e restauro l’ultimo dei quali risalente alla fine degli anni Venti del Novecento.

Articolato su tre livelli, il prospetto principale è ingentilito al pianterreno da un rivestimento a finto bugnato intonacato. Concluso da un timpano triangolare spezzato, il portale centrale al piano nobile e le due finestre che lo affiancano si aprono su un elegante terrazzino. Lo sviluppo verticale della facciata è coronato da un cornicione continuo nobilitato da piccoli pinnacoli centrali.

La barchessa di Villa Zanetti

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Villa Zanetti e Barchessa a Villorba (TV).

Comunicante con il nucleo residenziale tramite un volume intermedio dagli stilemi novecenteschi, loggiato e terrazzato, la barchessa di Villa Zanetti mantiene i caratteri tradizionali degli annessi rustici delle ville venete.

Varcato l’ingresso dell’edificio rurale secentesco si accede al maestoso androne ingentilito da nicchie e affreschi. Alzando lo sguardo si rimane colpiti dall’elaborato soffitto scandito da grandi capriate lignee, che attraversano per intero la luce architettonica della barchessa.

Gli interni della residenza nobiliare presentano pavimenti alla veneziana, caminetti marmorei e stuccature ornamentali di pareti e soffitti. Le boiseries in legno pregiato e i tessuti parietali conferiscono ai luminosi ambienti del palazzo un’atmosfera accogliente e raffinata che si concilia con lo splendore del parco secolare.

Il parco di Villa Zanetti e la “civiltà del giardino”

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Parco alberato di Villa Zanetti a Villorba (TV).

“Se Venezia a una peschiera volessimo paragonare (…), il Trevigiano sarebbe il suo giardino.

Bonifacio, Giovanni. Istoria di Trevigi. 1591.

L’equilibrio tra estetica e funzione su cui si basa la tradizione del giardino veneziano prende forma nel grande brolo ellittico esteso nell’area meridionale della proprietà. Quest’ultimo è incorniciato da quattro varietà di vite da tavola, che intrecciandosi formano una rigogliosa e ombreggiata galleria.

La destinazione produttiva dell’orto interno dialoga armoniosamente con gli elementi ornamentali che lo circondano, costituiti da una luminosa collinetta per la meditazione punteggiata di peonie, una fontana, una voliera, una piccola serra seminterrata, graziosi capitelli e raffinate statue immerse nel verde.

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Statua nel parco di Villa Zanetti a Villorba (TV).

Il vivace gorgoglio di due limpidi ruscelli allieta le passeggiate lungo i candidi percorsi in ghiaia libera che si addentrano in questo splendido scenario naturale. Prima di ricongiungersi nel parco di Villa Margherita, i due corsi d’acqua si separano nel punto più settentrionale del giardino, solcando l’uno il limitare della proprietà al confine con l’Ippodromo, l’altro l’esterno di Villa Zanetti.

Degna di nota per il suo notevole valore paesaggistico, una teoria di alberi secolari intervallati da piccoli cespugli si estende lungo il lato occidentale della proprietà per circa mezzo chilometro, regalando vedute prospettiche di grande suggestione.

Punto nello Spazio di Arnaldo Pomodoro

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Punto nello Spazio, opera di Arnaldo Pomodoro. Villa Zanetti, Villorba (TV).

Posta di fronte al prospetto di rappresentanza per volere di Massimo Zanetti, la scultura girevole Punto nello Spazio di Arnaldo Pomodoro ruota in modo lento e costante su un asse inclinato a 45° tracciando idealmente il volume di una sfera il cui movimento mette in comunicazione l’opera con lo spazio circostante.

Come precisa il Maestro: “Le due facce del disco sono segnate con aggetti acuminati – denti, tiranti, cunei, frecce – sporgenti da un fondo materico e corrugato che ricorda le venature dell’osso di seppia o le tracce lasciate sulla sabbia dalle onde del mare, e il bordo esterno è liscio: quasi un punto sospeso senza forma né peso”.

Protetto: L’Oasi Naturalistica del Mulino Cervara a Quinto di Treviso

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PRIMAVERA IN FIORE DA NONNO ANDREA:

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RACCOLTA TULIPANI, WORKSHOPS E GIORNATE ALL’ARIA APERTA

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Primavera in fiore da nonno Andrea: raccolta tulipani, workshops e giornate all’aria aperta

Villorba (TV) – Con l’arrivo della primavera, l’Azienda Agricola Nonno Andrea si trasforma in un’oasi di colori, profumi ed esperienze immersive nella natura. A partire dal 21 marzo circa (data da confermare), prenderà il via la tanto attesa auto raccolta degli oltre 200 mila tulipani, un’esperienza unica tra orti e frutteti in fiore. Ogni settimana aggiorneremo lo stato della fioritura sul nostro sito e sui canali social.

Oltre alla raccolta, le Giornate di Primavera offriranno una serie di giornate speciali per tutta la famiglia. Nei weekend sarà possibile partecipare a laboratori creativi e giochi all’aria aperta, con il suggestivo volo degli aquiloni giganti sopra i campi di tulipani, attività di fattoria didattica per i più piccoli e la possibilità di gustare deliziosi piatti nella nostra area food tra i frutteti.

Tra gli appuntamenti da non perdere:
29-30 marzo: Aquiloni in campagna e laboratori creativi: in questo weekend ci sarà il volo di aquiloni giganti sopra i campi di tulipani e workshops dove i bimbi potranno creare aquiloni di carta!
5-6 aprile: Giochi di primavera e laboratori creativi: un weekend pieno di giochi primaverili all’aria aperta!
12-13 aprile: Giochi di campagna a squadre: per tutto il weekend giochi a squadre per bambini in mezzo ai frutteti!
Inoltre, la primavera porta con sé un ricco programma di workshops creativi dedicati agli adulti: creazione di coroncine di fiori, ceramica, profumo botanico e molto altro (info e iscrizioni ai workshops su www.nonnoandrea.it).
Le Giornate di Primavera da Nonno Andrea sono un’occasione perfetta per riconnettersi con la natura, scoprire il fascino della campagna e vivere esperienze autentiche all’aria aperta.

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Primavera in fiore da nonno Andrea: raccolta tulipani, workshops e giornate all’aria aperta

Per accedere ai campi di tulipani chiediamo un acquisto minimo di 3 tulipani a 5 euro. Tutti i tulipani extra vengono 1 euro l’uno. I bambini sotto 1 metro di altezza entrano direttamente, senza acquistare i tulipani.

Orari: tutti i giorni, domeniche incluse, dalle 9:00 alle 19:00 (consultare i canali social e sito Nonno Andrea per verificare lo stato della fioritura)

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Primavera in fiore da nonno Andrea: raccolta tulipani, workshops e giornate all’aria aperta

Per maggiori informazioni sulla raccolta dei tulipani, per il programma completo delle attività e tutti gli aggiornamenti: www.nonnoandrea.it, canali social Nonno Andrea e 0422 444670

Contatti:

Azienda agricola Nonno Andrea, via Campagnola 72/b – Villorba (TV)

E-mail: info@nonnoandrea.it – tel. 0422-444670

Azienda Agricola Nonno Andrea

Nonno Andrea è un’azienda agricola biodiversa situata a Villorba, Treviso. Coltiviamo e trasformiamo materie prime di alta qualità, offrendo prodotti freschi e sostenibili. Oltre alla produzione agricola, organizziamo esperienze nella natura, come il Villaggio delle Zucche e l’auto-raccolta di tulipani e girasoli, promuovendo il contatto diretto con l’ambiente. Siamo anche una fattoria didattica, offrendo laboratori e attività educative per avvicinare grandi e piccoli al mondo agricolo

Cosa fare a Pedavena (BL): 3 idee

Scopri cosa fare a Pedavena in Provincia di Belluno: la festa dell’orzo, passeggiata a Pedavena e Feltre, la chiesa di San Giovanni Battista. Volete saperne di più? Prima di tutto…

Dove si trova Pedavena?

Il comune di Pedavena confina a nord, a est e a sud con Feltre, a ovest con Sovramonte e Fonzaso.

La festa dell’orzo

L’edizione 2024 della festa dell’orzo ha avuto luogo da venerdì 12 a domenica 14 luglio in corrispondenza della storico birrificio in Pedavena.

Come ogni anno, durante la festosa ricorrenza il cuore storico di Pedavena si anima di sgargianti sfilate di tamburini e sbandieratori in abiti tradizionali, di concerti d’orchestra e di raduni di trattori d’epoca. Il vasto parco alberato del birrificio più grande d’Italia rappresenta la cornice ideale per fare tranquille passeggiate, sorseggiare un boccale di birra e visitare i classici mercatini di Pedavena.

Momento clou dell’evento è la tradizionale apertura della botte, simbolo di riconoscenza nei confronti di tutti i lavoratori coinvolti nella produzione della birra Pedavena nonché occasione per accogliere il futuro con ottimismo.

Se vi chiedete cosa fare a Pedavena, la festa dell’orzo è un’appuntamento imperdibile per trascorrere la bella stagione all’insegna di musica dal vivo, invitanti tipicità gastronomiche e naturalmente specialità birricole di prima scelta.

Per maggiori informazioni in merito alla manifestazione è possibile consultare la pagina Facebook Pro Loco Pedavena e il sito fabbricainpedavena.it.

Passeggiata a Pedavena e Feltre

Il punto di partenza dell’itinerario è il parcheggio del campo sportivo Sant’Antoni Murle. All’incrocio con Via Murle svoltate a sinistra e procedete per 400 metri fino all’intersezione. Girate a sinistra e seguite Via Trieste per 300 metri, lasciando alla vostra destra la candida facciata della chiesa di San Giovanni Battista, rivolta su un ameno giardino punteggiato di querce, tigli e ippocastani.

Svoltate a sinistra e seguite Viale Vittorio Veneto per poco più di 200 metri all’ombra di floridi tigli, poi attraversate il ponticello sul torrente Colmeda alla vostra sinistra. Il comodo percorso pedonale e ciclabile scuola birrai Carlo Rizzarda sbuca in Via Galileo Galilei.

Svoltate a sinistra e seguite Via Galileo Galilei fino all’incrocio con Via Sega Bassa. Girate a destra e procedete per 1 km lungo Via Sega Bassa e Via Cassie, poi imboccate la pista ciclabile alla vostra sinistra che si immerge nella densa vegetazione di robinie, pioppi, noci, salici e mote altre rigogliose piante d’alto fusto lambite da un limpido corso d’acqua. All’incrocio con Via Giuseppe Segusini girate a sinistra e procedete per 80 metri, poi svoltate a destra in Via Boscariz.

Procedete a sud per 550 metri lungo Via Boscariz e Via Mario Gaggia, dopodiché continuate lungo la passeggiata Arturo Paoletti per 250 metri. Attraversate la passerella alle Vittime del Lavoro, poi svoltate a sinistra in Via delle Tezze. Alla rotatoria prendete la prima uscita e procedete ai margini delle mura di Feltre lungo Via 31 ottobre, Largo Panfilo Castaldi, Via Roma, Via Campo Giorgio, Via Campo Mosto e Via Francesco Crispi. In alternativa potere salire la scalinata in Via Campo Giorgio che conduce al suggestivo sentiero della sentinella (46.01716263560423, 11.90795009426058).

Tenete la sinistra in Via Borgo Ruga e procedete per 60 metri, poi svoltate a sinistra in in Lorenzo Luzzo in direzione del centro storico. Superato il maestoso ingresso di pietra del quartiere Port’Oria, il cui simbolo è un’aquila bicipite nera in campo oro, il percorso si addentra nel cuore storico feltrino tramite Via Lorenzo Luzzo e Via Mezzaterra, affiancando il museo civico di Feltre, la sede municipale e Piazza Maggiore.

Lasciate alla vostra sinistra Piazza Trento e Trieste e girate a destra in Via Paradiso. Lungo la strada troverete alla vostra destra il museo diocesano Belluno Feltre, alla vostra sinistra la Cappella di Palazzo De Mezzan S. Gaetano. Raggiunta Piazza Maggiore affiancate il lato est della Chiesa dei Santi Rocco e Sebastiano e discendete il Colle delle Capre passando per il Bosco drio le Rive. In alternativa potete passare nuovamente per Port’Oria, svoltate a sinistra in Via Pietro Marescalchi, poi di nuovo a sinistra in Viale Guglielmo Marconi.

Svoltate a sinistra in Via Guglielmo Marconi, poi a destra in Via Martiri della Libertà. Dopo circa 200 metri girate a sinistra in Via Padre G. Bovio. All’incrocio (prima del ponte) svoltate a destra in Via Mario Gaggia per ripercorrere a ritroso la strada che riporta al punto di partenza.

La chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista

Situato in Via Tornaol, 9, il luogo di culto di origine medievale è accessibile tramite un portale ligneo sormontato da un frontone curvo spezzato, ai lati del quale si aprono due finestre coronate da un timpano triangolare.

In asse con le aperture sottostanti, nel registro superiore due nicchie con statue di santi affiancano una finestra centrale.

Se vi chiedete cosa fare a Pedavena, la chiesa custodisce inestimabili opere pittoriche eseguite tra i secoli XVI e XVIII.

Cosa fare a Longarone (BL): 5 idee

Scopri cosa fare a Longarone in Provincia di Belluno: l’abitato di Dogna, la diga del Vajont, il borgo di Codissago, la cappella della Madonna della Salute, il Museo dei Zatèr. Volete saperne di più? Prima di tutto…

Dove si trova Longarone?

Il comune di Longarone confina a nord est con Ospitale di Cadore, a nord ovest con Val di Zoldo, a sud con Ponte nelle Alpi, a sud est con Soverzene, a sud ovest con Belluno e Sedico, a est con Erto e Casso, a ovest con La Valle Agordina.

I sentieri della Memoria

Dall’abitato di Dogna alla gola del Vajont

Il punto di partenza dell’itinerario è il parcheggio del camposanto di Dogna (46.26151535518504, 12.31392222983558), incantevole località sovrastata a sud est dalla solenne vetta innevata del Monte Toc e del Col Nudo, a ovest dall’imponente mole boscosa del Monte Megna, del Monte Talvena e del Monte Fieno. Lasciamo alla nostra sinistra l’ingresso del cimitero e procediamo su Via Dogna per circa 180 metri, dopodiché teniamo la destra e procediamo all’ombra di una siepe di acacie.

Dopo aver superato due tornanti e una lunga gallerie continuate sulla strada che si snoda lungo la forra del torrente Vajont. Le visioni straordinarie del corso d’acqua racchiuso da vertiginose pareti rocciose rendono questo percorso è consigliato ad appassionati di escursionismo e di fotografia in cerca di ispirazione su cosa fare a Longarone. Particolarmente suggestive sono le vedute panoramiche ammirabili dal Ponte Tubo, dalla cui prospettiva è possibile abbracciare con lo sguardo il gelido torrente serpeggiante alla base della profonda gola e la colossale mole della diga del Vajont, formidabile opera di ingegneria idraulica che dai suoi 261 metri di altezza domina l’abissale solco vallivo e il paese di Longarone lambito dal fiume Piave.

Dalla Diga del Vajont al borgo di Codissago

Museo dei Zatèr e Menadàs de la Piave

Dopo aver superato le gallerie dell’ENEL, il percorso discende l’altura alberata e conduce all’abitato di Codissago, passando per Pascoli. Armoniosamente inserito tra la sommità del Monte Salta, svettante a 2.039 metri s.l.m, e il limpido corso del fiume Sacro alla Patria, l’accogliente borgo è noto per l’antica tradizione degli zattieri, come attestato dall’interessante percorso espositivo del Museo delle zattere e degli zattieri in Via Gianni d’Incà, 1.

La chiesa parrocchiale e la cappella della Madonna della Salute

Degne di nota sono senz’altro la chiesa di Santa Maria Assunta e la cappella medievale internamente ingentilita da un affresco raffigurante la Madonna della Salute con il Bambino, tra i Santi Rocco e Sebastiano.

Il percorso continua in direzione sud per circa 2 km lungo Via Dogna fino a tornare al punto di partenza.

Per maggiori informazioni in merito agli itinerari legati alla storia della comunità di Longarone e della diga del Vajont è possibile consultare il sito percorsidellamemoria.it e la pagina Facebook I Percorsi Della Memoria.

Il sentiero riportato è il più breve dei tre percorsi della memoria, lunghi rispettivamente 9 km, 17 km e 25 km. Questa esperienza è consigliata a chi desideri visitare incantevoli borghi montani e addentrarsi nell’atmosfera senza tempo di splendide foreste che ammantano i versanti di maestose montagne.

Per approfondire la storia della catastrofe che il 9 ottobre del 1963 ha coinvolto il paese di Longarone e gli abitati di Pirago, Maè, Villanova, Rivalta Frasèin, Col delle Spesse, Il Cristo, Pineda, Ceva, Prada, Marzana, San Martino, Faè ed Erto, causando la morte di 1090 persone a seguito della frana del Monte Toc nel bacino della diga, si consiglia di visitare il Museo Longarone Vajont Attimi di Storia, situato in Piazza Gonzaga, 1, e di consultare il sito www.attimidistoria.it.

Cosa fare a Zoppè di Cadore (BL): 3 idee

Scopri cosa fare a Zoppè di Cadore in Provincia di Belluno: casera Rutorto, Rifugio Venezia, il Monte Pelmo. Volete saperne di più? Prima di tutto…

Dove si trova Zoppè di Cadore?

Il comune di Zoppè di Cadore confina a nord e a est con Vodo di Cadore, a sud e a ovest con Val di Zoldo.

Escursione da Zoppè di Cadore al Rifugio Venezia a Vodo di Cadore

Dal centro di Zoppè a Malga Livan

Il punto di partenza dell’escursione è il parcheggio in Via La Vara (46.38772169197995, 12.172364488943998), a pochi passi dal centro di Zoppè. Procediamo in lieve discesa su Via La Vara per circa 600 km, in direzione sud est. Dalla sinuosa strada asfaltata che si snoda lungo il declivio erboso, si abbraccia con lo sguardo la mole boscosa del Col de Pian e del Monte Ponta, ai cui piedi si estende l’abitato di Tamai, incantevole borgo punteggiato di caratteristici tabià e dimore in legno e pietra a vista.

Lasciamo alla nostra destra l’alloggio turistico Casa di Heidi, passiamo presso un’area picnic con quattro tavoli, due dei quali coperti da gazebo, otto panche, una bella fontana ricavata da un tronco e un barbecue collocato ai piedi di un larice. Superiamo un antico fienile e continuiamo sulla strada principale che affianca l’Elisuperficie Zoppè di Cadore fino ad arrivare all’agriturismo Malga Livan.

Da Malga Livan al sentiero CAI 493

Imbocchiamo la comoda strada asfaltata che si snoda ai margini di Malga Livan e procediamo in lieve salita all’ombra di un maestoso bosco di conifere. Dopo 650 metri raggiungiamo un’edicola in legno con la Croce del Cristo Saldo nella Tempesta. Nelle giornate limpide, volgendo lo sguardo a nord si rimane colpiti dalla solenne cima innevata del Monte Antelao, che dai suoi 3.263 metri s.l.m. troneggia su una sconfinata distesa di conifere.

Da Casera Rutorto al Rifugio Venezia

Al bivio seguiamo il sentiero CAI 493 alla nostra sinistra. Ben segnalato, il percorso si snoda nella densa vegetazione di conifere, le cui chiome punenti lasciano intravedere scorci paesaggistici di rara bellezza delle Dolomiti Cadorine. Raggiunta località Tornichè a 1693 metri di quota, seguiamo le indicazioni per casera Rutorto. Situata a 1.670 metri s.l.m., la casera è affiancata da una mandra, struttura a ferro di cavallo impiegata come ricovero per gli animali.

Il versante meridionale del Monte Pelmo

La tappa successiva dell’itinerario è il Tabià Belvedere, a 1.750 metri di altitudine, raggiunto il quale si continua sul comodo percorso CAI 493 fino a raggiungere quota 1.800 metri s.l.m. Da qui si continua sul CAI 471, da cui si gode di una visione mozzafiato del Monte Pelmo. Percorso consigliato agli appassionati di escursionismo e di fotografia che si chiedono cosa fare a Zoppè di Cadore, il tracciato si sviluppa lungo le ripidi pareti della Croda di Penna e conduce a una splendida area panoramica da cui si possono contemplare la spalla sud e la spalla est del Pelmo, erte rispettivamente a 3.061 metri s.l.m. e 3.034 metri s.l.m.

Sulla Via del Ritorno

La vista si fa ancor più spettacolare una volta arrivati a passo Rutorto, a 1931 metri di quota, in cui troviamo, incastonata ai piedi del Pelmo, il rifugio Venezia. Dopo aver ammirato lo straordinario paesaggio delle Dolomiti Cadorine, ritorniamo a Zoppè seguendo il CAI 471 e 493.

Se vi chiedete cosa fare a Zoppè di Cadore, l’itinerario è privo di difficoltà tecniche ed è adatto anche a escursionisti non esperti che desiderano immergersi in un’atmosfera sospesa nel tempo incastonata nel cuore delle Dolomiti.

Cosa fare a Val di Zoldo (BL): 3 idee

Scopri cosa fare a Val di Zoldo in Provincia di Belluno: il sentiero 534, la Casera di Mezzodì, il Rifugio Angelini. Volete saperne di più? Prima di tutto…

Dove si trova Val di Zoldo?

Il comune di Val di Zoldo confina a nord con Selva di Cadore, a sud con Longarone, a est con Vodo di Cadore, Zoppè di Cadore, Cibiana di Cadore e Ospitale di Cadore, a ovest con Alleghe, Taibon Agordino, Agordo e La Valle Agordina.

Cosa fare a Val di Zoldo? Escursione al Rifugio Giovanni Angelini

Il punto di partenza dell’itinerario si trova in località Baron, incantevole borgo di Forno di Zoldo dominato dalle regali cime innevate dello Spiz di Mezzodì e del Monte Tamer. Volgendo lo sguardo a ponente, l’incantevole abitato di montagna regala suggestive visioni panoramiche del monte Civetta.

Possiamo lasciare l’auto nel parcheggio in Piazza Cav. Uff. Apollonio Santin, 6. Attraversato il ponte sul Rio Jordao teniamo la sinistra su Via Pramper. Dopo circa 250 metri superiamo il ponte sull’omonimo corso d’acqua e teniamo la sinistra, poi continuiamo in direzione di Baron.

La salita iniziale e la flora del sottobosco

Dopo circa ottanta metri troviamo alla nostra destra le indicazioni per il sentiero (534 46.34403178826088, 12.178167032360824). L’itinerario si addentra nella densa vegetazione di un rigoglioso bosco esteso ai margini di una luminosa distesa erbosa, punteggiata, nelle stagioni primaverile ed estiva, di sgargianti specie floreali, dagli occhi della Madonna ai ranuncoli, dai trifogli alla valeriana officinale.

Dalla Casera di Mezzodì al Rifugio Angelini Sopra l’ Sass

Il sentiero si articola all’ombra di faggi e conifere, le cui chiome ombreggiano il florido sottobosco costellato di felci e solcato da limpidi fiumiciattoli zampillanti tra rocce velate di muschio. Attività consigliata agli appassionati di escursionismo che si chiedono cosa fare a Val di Zoldo, questa piacevole passeggiata è ideale per chi desideri addentrarsi in un’atmosfera fiabesca e sospesa nel tempo, il cui profondo silenzio sembra interrotto dal gorgoglio di vivaci ruscelli e dalla lontana eco dei campanacci delle vacche al pascolo.

La prima parte del tracciato prevede una salita piuttosto impegnativa che dalla quota iniziale di 851 metri, in circa un’ora e un quarto di cammino raggiunge un’altitudine di 1.240 metri s.l.m. La pendenza a questo punto diminuisce e dopo un dislivello di circa cento metri, il sentiero conduce in circa mezz’ora di cammino alla Casera de Mezodì. Situata a 1349 metri s.l.m., l’ospitale ricovero alpino si inserisce armoniosamente in un ameno prato fiorito sovrastato dalle ripide pareti rocciose dello Spiz di Mezzodì Nord, la cui cima svetta a 2317 metri s.l.m.

Conclusa la visita al rifugio riprendiamo il percorso lungo il CAI 534 che si inoltra nuovamente nel bosco di conifere. La fatica del tragitto è ampiamente ricompensata dalle straordinarie vedute del Monte Pelmo, del Gruppo del Bosconero, del Monte Civetta e degli Spiz di Mezzodì che si possono ammirare dal belvedere.

Situata a 1680 metri s.l.m., il rifugio Angelini è un’ospitale struttura avvolta dall’altopiano degli Spiz di Mezzodì, dalla cui posizione privilegiata si gode di una veduta mozzafiato delle Pale di San Sebastiano.

Sulla via del ritorno

Per concludere il percorso ad anello deviamo per il sentiero CAI 525. Il tratto finale dell’itinerario discende il verde declivio ammantato di pini e larici, attraversa dei graziosi ponticelli di legno, uno dei quali conduce in località Sant’Antonio, a pochi passi dal punto di partenza.

Per maggiori informazioni in merito ai servizi e al calendario di apertura del rifugio è possibile consultare il sito rifugiosoralsass.com e la pagina Facebook Rifugio Angelini Sora ‘l Sass.

Cosa fare a Comelico Superiore (BL): 3 idee

Scopri cosa fare a Comelico Superiore in Provincia di Belluno: la chiesa di San Leonardo, escursione a Col Quaternà, la Cascata del Pissandolo. Volete saperne di più? Prima di tutto…

Dove si trova Comelico Superiore?

Il comune di Comelico Superiore confina a nord con l’Austria, a sud con Auronzo di Cadore, a est con San Nicolò di Comelico e Danta di Cadore, a ovest con Sesto.

Cosa fare a Comelico superiore? L’escursione a Col Quaternà

Vedute panoramiche del Comelico dalla chiesa di San Leonardo

Con un dislivello di 946 metri, il sentiero di 9,6 km prevede un tempo di percorrenza di circa tre ore.

Il punto di partenza dell’itinerario è il parcheggio in Via San Lucano presso la chiesa di San Leonardo, il cui campanile in si staglia nell’abitato di Casamazzagno. Edificato a metà cinquecento, l’incantevole luogo di culto sorge su un soleggiato declivio erboso punteggiato di antichi fienili e di caratteristiche dimore in pietra e legno. Dalla posizione panoramica dell’altura si gode di una veduta ad ampio raggio del Gruppo Montuoso Centrale, esteso a nord est, di cui fanno parte il Monte Longerin (2571 m s.l.m.), il Monte Schiaron (2246 m s.l.m.) e il Monte Zovo (1943 m s.l.m.).

A sud troneggia il Monte Tudaio (2.114 m s.l.m.), mentre a sud est si staglia il gruppo delle Terze, formato dai Monti Terza Grande (2.586 m s.l.m.), Terza Media (2.455 m s.l.m.) e Terza Piccola (2.334 m s.l.m.). A sud ovest si impongono alla vista il solenne Monte Aiarnola (2456 metri) e le ripide cime innevate di Cima Bagni (2.983 m s.l.m.), della Croda dei Toni (3.094 m s.l.m.), del Monte Popera (3.046 m s.l.m.) di Cima Undici (3.092 m s.l.m.) e della Croda Rossa (2.965 m s.l.m.).

Il segnavia 148 si snoda lungo la Costa della Spina, attraversa Col de La Crodada e conduce alla cima del Col Quaternà. Le indicazioni per il sentiero 148 si trovano in località Le Federe in corrispondenza di un crocifisso ligneo, presso il quale una targa metallica ricorda il passaggio, il 3 luglio 1987, in questo luogo del Santo Padre Giovanni Paolo II.

Alla volta del Col Quaternà

Il sinuoso tracciato si addentra in un silenzioso bosco di conifere in cui troviamo le indicazioni per il sentiero 149 che conduce in località Sommo, a 1.750 m s.l.m. Esperienza consigliata a escursionisti e appassionati di ciclismo che si chiedono cosa farea a Comelico Superiore, l’escursione per raggiungere la cima del Col Quaternà (2503 m s.l.m.) regala spettacolari vedute paesaggistiche delle vette del centro Cadore e del Sistema n°5 Dolomiti UNESCO. Dalla posizione privilegiata dell’altura di origine vulcanica si rimane colpiti dalle splendide visioni del gruppo del Popera, del Col Rosson, del Monte Cavallino, del Monte Palombino, di Cima Vallona, del Longerin e della Val Comelico.

La presenza di trincee e di fortificazioni militari sulla costa del Col Quaternà attestano la funzione strategica del monte nel corso della prima e della seconda guerra mondiale. Il maestoso colle è pervaso da un’atmosfera di pace e tranquillità in cui è facile lasciarsi cullare dal suono di limpidi fiumiciattoli e dalla eco dei campanacci delle vacche al pascolo. Nelle stagioni primaverile ed estiva, le vaste distese erbose che ammantano il monte si tingono delle sgargianti tonalità di ranuncoli, occhi della Madonna, genzianelle, rododendri e di splendidi esemplari di Epilobio, o camenèrio, riconoscibile per i fiori che dal magenta sfumano nel rosa pallido.

Cascata del Pissandolo

Località molto ambita da appassionati di fotografia che si chiedono cosa fare a Comelico Superiore, la Cascata del Pissandolo è il fragoroso salto d’acqua che il torrente Padola compie gettandosi dalle scoscese pareti rocciose del Passo di Monte Croce Comelico. Gelido nastro bianco incorniciato da rigogliosi abeti, la cascata rappresenta senza dubbio una delle località più affascinanti del comune.

Cosa fare a Danta di Cadore (BL): 3 idee

Scopri cosa fare a Danta di Cadore in Provincia di Belluno: la chiesa di Santa Barbara, le torbiere di Danta, N’Ota a Danta. Volete saperne di più? Prima di tutto…

Dove si trova Danta di Cadore?

Il comune di Danta di Cadore confina a nord est con San Nicolò di Comelico, a nord ovest con Comelico Superiore, a sud e a ovest con Auronzo di Cadore, a est con Santo Stefano di Cadore.

La chiesa di Santa Barbara

Armoniosamente inserita in un luminoso declivio erboso, la chiesa di Santa Barbara è situata in Via Doriguzzi Rossin, a pochi passi dal camposanto di Danta di Cadore.

Edificato agli albori del XX secolo, il candido luogo di culto si distingue per una facciata a doppio spiovente, semplice e disadorna, dietro la quale si staglia uno splendido bosco di conifere.

Biotopo Torbiere di Danta

Con un’estensione di duecento ettari, la torbiera è una vasta area umida caratterizzata da un accumulo di torba, tipologia di terreno formatosi da resti vegetali acquatici. Compreso tra la Val di Ciampo, la Val Mauria, Cercenà e Palude Mauria, questo incantevole scrigno di biodiversità è visitabile tramite un comodo sentiero attrezzato che permette di contemplare un’ambiente incontaminato nel suo stato primigenio. Lungo il piacevole sentiero, intervallato da ponticelli di legno, è possibile ammirare il silenzioso panorama di vasti canneti e saliceti che crescono rigogliosi lungo le sponde del Rio Cercenà.

Superato un maestoso bosco di abeti bianchi e rossi in cui trovano rifugio graziosi caprioli, il tracciato regala una veduta suggestiva di un’ampia area tappezzata di soffice muschio, punteggiata, nelle stagioni primaverile ed estiva, di floride piante come il mirtillo minore, distinguibile per le bacche rosso-scuro e i fiori violetti, nonché numerosi esemplari di piante carnivore. Degna di nota è senz’altro la vasta formazione di pini mughi che ammanta la torbiera, situata in Località Cercenà.

Se vi chiedete cosa fare a Danta di Cadore, visitare le torbiere di Danta è un’esperienza consigliata a chi desideri addentrarsi in un’oasi naturalistica immersa in una dimensione di pace e di silenzio e scoprire il ricco patrimonio arboreo, arbustivo, floreale e faunistico che prolifera in una fertile area non corrotta dall’intervento umano.

N’Ota a Danta

L’edizione 2024 di N’Ota a Danta ha avuto luogo martedì 13 agosto. In occasione della vivace manifestazione popolare il cuore storico del paese si riempie di laboratori artistici e artigianali volti a preservare attività quali l’intaglio del legno, la filatura, la tessitura, la produzione di farina e la preparazione di squisite pietanze locali secondo metodi rigorosamente tradizionali.

Accompagnati dalla banda musicale che sfila per le vie del paese, taglialegna, calzolai, sarte, lavandaie e cuoche in abiti d’epoca animano il centro dantino creando un’atmosfera sospesa nel tempo in cui regnano allegria e spensieratezza, un vero e proprio crocevia di culture che ogni anno attira visitatori non solo dal Cadore, dal Comelico e dalla Pusteria, ma da ogni parte della regione.

Se vi chiedete cosa fare a Danta di Cadore, la festosa ricorrenza è un’occasione da non perdere per assaporare genuine tipicità enogastronomiche e trascorrere in buona compagnia momenti di giovialità nella cornice di un luminoso borgo incastonato nel cuore del Comelico. Le cime innevate delle Dolomiti che avvolgono l’accogliente borgo di pietra rappresentano un punto di riferimento per escursionisti e appassionati di ciclismo che desiderano esplorare alcune delle località più fotogeniche dei Monti Pallidi.

Per maggior informazioni in merito alle iniziative culturali volte a tramandare gli antichi mestieri che in passato scandivano la quotidianità di questo ospitale paesino di montagna, è possibile consultare la pagina Facebook Gruppo Chèi d’la Béla Stèla

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